Anche il mondo della ristorazione può fare molto per promuovere il merito, garantendo il diritto allo studio alle giovani generazioni. È il caso del ristorante Allegrío, che ha scelto di destinare il 3% di ogni transazione effettuata nel proprio locale a un Fondo Borse di Studio per gli studenti dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Con la scelta di Allegrío, potremo continuare a valorizzare nuovi talenti meritevoli garantendo così diritto allo studio, inclusione e sviluppo.
Una malattia cronica, autoimmune e curabile
Il Lupus Eritematoso Sistemico è una malattia cronica, autoimmune, non contagiosa né infettiva, che colpisce maggiormente le donne con una prevalenza di 9 malati su 10, soprattutto quando esse sono in età fertile. Quando la malattia compare prima dei 18 anni, i medici usano invece nomi diversi quali LES pediatrico, LES giovanile e LES a insorgenza infantile. Secondo studi condotti negli Stati Uniti, esistono più malati di Lupus Eritematoso Sistemico che di paralisi cerebrale, anemia falciforme, sclerosi multipla e fibrosi cistica messe insieme. In Italia vengono diagnosticati 1500-2000 casi ogni anno.
Il Lupus può causare disturbi in vari organi e tessuti del corpo, ma interessa soprattutto la pelle, le articolazioni, i reni e il sangue. Tra i sintomi più comuni ci sono dolori articolari, facile affaticabilità, febbre, manifestazioni cutanee, perdita di capelli, anemia, aborti spontanei, nefriti, pleuriti, pericarditi, disturbi neurologici o psichiatrici, ma l’andamento della malattia è diverso da paziente a paziente, irregolare e imprevedibile, con “inspiegabili” remissioni o riacutizzazioni.
L’importanza delle cure per controllare il Lupus
I meccanismi precisi che provocano l’insorgere del Lupus non sono del tutto noti, ma sembra che fattori di origine esterna e/o interna – anche ormonali – possano svolgere un ruolo importante nello scatenare o modificare il processo in individui già predisposti geneticamente.
Fino agli anni ’50, il Lupus Eritematoso Sistemico era considerato una malattia rara, che faceva paura e spesso aveva un esito fatale. Oggi, grazie al miglioramento delle conoscenze e delle tecniche diagnostiche, è invece una malattia facilmente diagnosticabile e la sopravvivenza di chi ne è affetto è paragonabile a quella di tutta la popolazione. Fondamentale è che la malattia venga seguita attentamente, anche negli eventuali periodi di remissione, e che i farmaci vengano assunti correttamente per controllarne il decorso.
Il primo ambulatorio di transizione Lupus in Italia
Nell’ambito della Lupus Clinic – la cui responsabile è la dott.ssa Marta Vadacca, dell’Unità Operativa di Immunoreumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, diretta dal prof. Roberto Giacomelli – è nato il primo ambulatorio di transizione Lupus italiano. Finanziato dall’associazione Gruppo LES Italiano ODV, desidera curare e seguire in modo specifico questi pazienti anche e soprattutto nella delicata fase di transizione dall’adolescenza all’età adulta.
Come spiega la dott.ssa Livia Quintiliani, psicologa clinica presso il Servizio di Psicologia Clinica della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, “spesso ragazze e ragazzi abbandonano le cure a causa di un disagio psicologico insorto proprio negli anni della transizione verso l’età adulta. L’adolescenza di per sé rappresenta un momento delicato in cui il compito evolutivo del ragazzo è quello di creare un senso di sé autonomo. L’esordio della malattia può avere l’effetto di frustrare le aspettative di autonomia e indipendenza, per cui diventa difficile per l’adolescente svincolarsi dai genitori, così come per questi ultimi non è semplice ‘lasciar andare’ i propri figli”.
“Per questo – prosegue la dott.ssa Quintiliani – è importante la presa in carico dei pazienti anche dal punto di vista psicologico, in primis per aiutare i ragazzi a creare uno spazio mentale di contenimento delle emozioni legate alla malattia, ma anche per seguire genitori e figli nelle fasi più delicate di una patologia che tra l’altro, essendo sensibile al sole, determina limiti importanti per una vita ‘normale’ soprattutto in età giovanile”.
L’assistenza dei pazienti della Lupus Clinic della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico si estende quindi anche alla sfera psicologica, per permettere loro di vivere la quotidianità nel modo più “normale” possibile e aiutarli a non sentirsi “diversi”.
“Metti in pausa il tuo shopping” per sostenere concretamente i progetti di ricerca della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. Questa la proposta di StudioArch, negozio online di borse, accessori e valigeria di alta gamma che quest’anno, in occasione della festa della donna, ha deciso di promuovere un’iniziativa solidale a favore della nostra Breast Unit.
Nelle donne, il tumore al seno è attualmente la neoplasia più diagnosticata. Sebbene sia altamente curabile se viene scoperta nella fase iniziale, ancora troppe donne ogni anno perdono la loro battaglia contro la malattia. In aggiunta, la pandemia di Covid-19 ha profondamente ostacolato la lotta al tumore al seno, causando la riduzione degli screening indispensabili per individuare la neoplasia nelle sue fasi iniziali.
Per questo StudioArch ha deciso di sostenere la nostra Breast Unit, il team interdisciplinare di professionisti altamente specializzati che seguono le donne impegnate nella lotta contro il tumore mammario in tutte le fasi del percorso di cura. Dal 1° marzo, ogni acquisto effettuato su Studioarch.com contribuisce a sostenere la ricerca sul tumore al seno.
“Una donazione racchiude in sé il concetto di investimento e cambiamento”, spiega StudioArch. “Sostenendo la ricerca, intendiamo contribuire, insieme ai nostri clienti, alla ricerca sul cancro al seno, per migliorare la qualità della vita di molte donne”.
Sostieni la Breast Unit
La perdita dei capelli provoca nei pazienti oncologici un trauma psicofisico e in alcuni casi un esborso economico aggiuntivo. Per questo una “banca della parrucca” permetterà alle pazienti oncologiche del nostro policlinico universitario di ricevere gratuitamente una parrucca, un copricapo o una soluzione personalizzata in comodato d’uso.
L’iniziativa, rivolta a tutte le donne seguite all’interno del day-hospital oncologico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, è stata promossa dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma in collaborazione con l’associazione Atri Onlus e la Fondazione Prometeus, con il sostegno dei Rotary e Rotaract club aderenti al progetto “Innamorata di Vita“: Rotary Club Roma Giulio Cesare, Rotary Club Roma Appia Antica, Rotary Club Roma Tevere, Rotary Club Roma Olgiata, Rotary Club Fiuggi, Rotaract Club degli studenti dell’Università Luiss e Rotaract Roma Olgiata Tevere.
Proprio grazie al progetto “Innamorata di vita”, attivato in collaborazione con Fondazione Boccadamo, Maison Boccadamo e Saccucci Masterclass, al secondo piano del day hospital medico del nostro policlinico universitario è ora presente un angolo dedicato con parrucche e toiletta a disposizione delle pazienti oncologiche.
A Barbara. Un piccolo cartello in legno colorato è apparso tra una siepe e una panchina del giardino del Centro per le cure palliative Insieme nella cura. A realizzarlo e decorarlo con tante bolle fuxia, gialle, rosa e viola sono stati i dipendenti del negozio per il bricolage Leroy Merlin Fiumicino e Laurentina, per esaudire il desiderio di un’ospite del centro stesso.
Barbara, così si chiamava la giovane imprenditrice ricoverata nell’hospice, desiderava lasciare un segno indelebile del suo passaggio, perché i pazienti ricoverati dopo di lei potessero sentirsi circondati da quanta più bellezza possibile. Per questo, pochi giorni prima di morire, aveva messo in contatto il personale del centro con Ambra, un’amica che ha poi attivato i colleghi di Leroy Merlin.
Grazie a una raccolta fondi organizzata tra di loro, il “giardino di Barbara” è così diventato realtà. Lo scorso 4 marzo quattro dipendenti di Leroy Merlin hanno dedicato una mattinata di lavoro a sistemare i loro “regali”, contagiati dalla passione del personale dell’hospice nel fare in modo che i pazienti e i loro familiari si sentano accolti in un ambiente familiare e sereno. Con simpatia ed entusiasmo hanno disposto alcune panchine sul prato, piantato sessanta rose lungo la recinzione e montato gli ombreggianti in terrazza.
Presto le sessanta piantine di rose sbocceranno e, ne siamo certi, con la loro bellezza, i loro colori e i loro profumi faranno del piccolo “giardino di Barbara” un luogo di pace.
Dona ora
All’alba del suo primo compleanno, è arrivato un pensiero inaspettato per il nostro hospice. Nella mattinata di domenica 12 dicembre, gli oltre 50 rider del Roma Chapter di Harley Owners Group, accompagnati da un nutrito gruppo di fan e familiari, hanno portato in regalo un donativo di 2.000 euro. L’assegno, consegnato simbolicamente a due infermieri della struttura, in rappresentanza di tutto il personale sanitario, desidera “aiutare a vivere fino alla fine” gli ospiti del centro di cure palliative inaugurato il 16 dicembre dello scorso anno.
“Solo uniti si può fare tanta strada”
“Che questo dono sia arrivato dal mondo del motociclismo, oltre a farci particolare simpatia, porta a riflette su più aspetti”, ha scritto il personale sanitario nella lettera di ringraziamento per il generoso gesto. “In primis, che la sensibilità e l’attenzione a certi temi sono capaci di unire anche mondi apparentemente lontani; e che, incontrandovi per le strade durante i vostri roboanti raduni, ci ricordate che solo viaggiando uniti e mossi da una grande Passione si può fare tanta strada”.
Il gruppo di rider non è nuovo a questo genere di gesti: già da anni, in occasione del Natale, si rende protagonista di iniziative di raccolta fondi a favore del mondo sanitario. “Il vostro gesto – prosegue la lettera – oltre a essere un sostegno concreto, è per noi un segno di incoraggiamento a continuare con energia e dedizione il nostro lavoro“.
Un hospice per aiutare a vivere fino alla fine
Garantire la migliore qualità delle cure per i pazienti in fase avanzata di malattia offrendo al territorio un servizio ispirato ad una visione olistica dell’assistenza alla persona. Con un totale di 60 posti – 12 residenziali e 48 in assistenza domiciliare – il nostro centro di cure palliative Insieme nella cura è nato nel dicembre 2020 per ricreare il comfort di vita di un ambiente domestico. Come affermava Cicely Saunders, che diede vita alla diffusione del “movimento Hospice”, “tu sei importante perché sei tu, e tu sei importante fino alla fine della tua vita”.
Contribuisci anche tu per “aiutare a vivere fino alla fine“.
Dona ora
Con oltre 147mila fondazioni ed enti filantropici che mettono a disposizione 60 miliardi di euro per supportare le organizzazioni e progetti nel continente europeo, la giornata di oggi, in cui si celebra la nona edizione della Giornata europea delle Fondazioni, è l’occasione per aumentare la consapevolezza sul potenziale dell’intero sistema filantropico europeo nel catalizzare e disporre di risorse e guidare processi trasformativi sia a livello di comunità locali che globali. Ideata da Dafne-Donors and Foundations Networks in Europe nel 2013, la giornata mondiale è promossa in Italia da Assifero e Acri, che chiama a raccolta e unisce fondazioni ed enti filantropici di tutta Europa per ricordare il loro impegno nel far fronte alle sfide sistemiche che la società si trova ad affrontare.
“Il sistema filantropico europeo è tanto eterogeneo e biodiverso quanto la società stessa.” afferma Stefania Mancini, Presidente di Assifero “In questo risiede la sua ricchezza e capacità trasformativa: diverse per dimensioni, missione e risorse che riescono a catalizzare e mettere a disposizione, ogni fondazione ed ente filantropico può portare il proprio significativo contributo a favore della società”. Il tema di questa giornata, “Un passo avanti verso il futuro”, vuole evidenziare come fondazioni ed enti filantropici investano in una società del futuro più inclusiva, sostenibile ed equa, e di cosa ci sia bisogno per assicurarsi che siano preparate ad affrontare le sfide sistemiche globali.
Ma non solo il terzo settore, di cui fanno parte fondazioni ed enti filantropici, possono essere decisivi per il futuro della nostra società. Ciascuno, nel proprio piccolo, può fare la differenza: tanti sono i progetti realizzati grazie alla generosità di tanti donatori, come vuole ricordare la Giornata nazionale del Dono del 4 ottobre.
Tre auto messe a disposizione del nostro Hospice per le cure palliative Insieme nella cura per l’assistenza domiciliare. A firmare il gesto di attenzione ai più fragili e ai loro familiari sono state tre significative realtà del territorio in cui si trova il nostro Policlinico Universitario. Roma Cares, Carpoint e Ald Automotive hanno scelto ancora una volta di stare al nostro fianco per aiutare i nostri operatori sanitari a raggiungere i pazienti presso le loro abitazioni dislocate nei quartieri di Roma e nei comuni del Lazio.
Una Ford Fiesta l’auto messa a disposizione da Carpoint in comodato d’uso per 6 mesi, mentre Ald Automotive ha concesso alla struttura una Lexus UX Hybrid Business Sport in noleggio gratuito per 24 mesi.
Roma Cares, infine, ha donato una Hyundai bianca lo scorso 15 giugno. In quest’occasione, il Ceo di AsRoma Guido Fienga e il Club Manager Vito Scala hanno simbolicamente consegnato le chiavi dell’automobile ibrida al Direttore Generale del nostro Policlinico Universitario Paolo Sormani, alla responsabile dell’Hospice per le cure palliative Maria Grazia De Marinis e al responsabile clinico Giuseppe Casale. “Siamo felici di poter mettere a disposizione dell’Università Campus Bio-Medico di Roma una vettura al servizio dei cittadini e di dare così il nostro contributo nel complesso sistema di assistenza ai malati che usufruiscono delle cure palliative. A tal proposito ringrazio Hyundai per aver affiancato la Roma e Roma Cares in questa iniziativa con una delle sue vetture elettriche di ultima generazione” ha dichiarato l’amministratore delegato di AsRoma Guido Fienga, presente alla consegna delle chiavi.
“Siamo uniti dal desiderio di prenderci cura dei più deboli” ha commentato Paolo Sormani. “Da oggi, medici e infermieri saranno ancora più vicini a chi ha bisogno di attenzioni specifiche in un momento particolarmente delicato della propria vita: le autovettura messe a nostra disposizione ci permettono di porre il paziente sempre più al centro della nostra azione di cura”.
Sostieni anche tu il nostro Hospice
Se il Centro vaccinale del nostro Policlinico Universitario ha già potuto vaccinare decine di migliaia di persone, è anche grazie a realtà come Acea, che hanno deciso di sostenere la struttura attiva dal 1° febbraio 2021 presso il Centro per la Salute dell’Anziano (CESA), in via Álvaro del Portillo 5.
Per celebrare l’impegno di responsabilità sociale della società, lo scorso 13 luglio è stata scoperta una targa commemorativa, alla presenza dell’Amministratore delegato di Acea Giuseppe Gola e del Direttore Generale del Policlinico Universitario Paolo Sormani.
“Con questo gesto vogliamo esprimere la nostra gratitudine nei confronti del gruppo Acea, che ha supportato le attività vaccinali in cui siamo impegnati da mesi”, ha detto l’ing. Sormani durante la cerimonia. “Uniti dal comune intento di migliorare la vita dei cittadini e del territorio offrendo servizi essenziali, attraverso una gestione efficiente e sostenibile delle risorse, condividiamo l’obiettivo più attuale e urgente dell’uscita dalla pandemia”.
Ma c’è di più. Il gruppo Acea ha infatti deciso di finanziare anche una borsa di dottorato in Scienze e Ingegneria per l’Uomo e per l’Ambiente, un progetto sul tema “Fattori ambientali, microbiota e integrità della barriera intestinale nella salute e malattia”.
Sostieni anche tu il Centro vaccinale
È stato realizzato grazie a IGT Lottery S.p.A. un box radiografico presente nel nostro Pronto Soccorso, struttura che sta per riprendere il suo regolare funzionamento dopo essere stata convertita per la seconda volta, da novembre 2020, in Covid Center. Il box è costituito da due radiografici digitali, di cui uno fisso e uno portatile, e avrà un ruolo fondamentale per il primo inquadramento dei pazienti che si presenteranno in condizioni di emergenza.
Ma c’è di più. Da sempre attenta ai bisogni locali e nazionali e impegnata quindi a sostenere la realizzazione di importanti iniziative a forte impatto sociale, IGT Lottery S.p.A. ha scelto inoltre di sostenere lo svolgimento di un percorso formativo biennale destinato
a studenti e specializzandi presso il Pronto Soccorso stesso.
“Mai come ora stiamo crescendo”
Numerosi gli studenti e gli specializzandi che da novembre 2020 hanno avuto l’opportunità di svolgere attività assistenziale in prima persona presso i reparti di Medicina e Subintensiva Covid. Come racconta una partecipante, Carilia Celesti, per tutti “è stata ed è tuttora un’esperienza che ha i caratteri dello straordinario: mai come in questi mesi stiamo crescendo, arricchendoci di tanto vissuto professionale e umano. Stiamo imparando a gestire con prontezza e sicurezza sempre maggiore i pazienti e le loro emergenze e urgenze. Siamo certi che queste competenze saranno una solida base per la nostra professione futura. Anche dal punto di vista umano abbiamo ricevuto molto. Chi soffre si sta mettendo nelle nostre mani: siamo chiamati a rispondere a qualsiasi necessità materiale nel momento del bisogno, a fare da tramite tra il paziente e i suoi cari. Tocca a noi alleviare la paura e la sofferenza di chi è lì in reparto e di chi è a casa ad aspettare. Mai come in questo momento la forza e la determinazione ci arrivano dai pazienti stessi, dal loro farsi concretezza nel nostro lavoro e servizio”.
“Un’esperienza che ha stravolto la mia vita”
Per lo specializzando Gaspare Biondo, “l’esperienza al Covid Center ha cambiato completamente la mia prospettiva nell’approccio ai malati critici. Abbiamo curato persone sane, spesso giovani, quasi tutti senza comorbidità rilevanti, eppure ridotte in fin di vita dal virus. Spesso ci siamo sentiti inermi, ma abbiamo sempre cercato, in scienza e coscienza, di fare sempre il bene del paziente, spingendoci fino ai trattamenti rianimatori più avanzati, come l’ossigenazione extracorporea, che prima era una terapia di nicchia e invece oggi ha rappresentato per moti pazienti l’unica chance di sopravvivenza. Questa esperienza ha stravolto la mia vita sia sul lato professionale che sul lato umano: sono cresciuto professionalmente, ho acquisito conoscenze e capacità tecniche che altrove non avrei potuto cogliere, e soprattutto non così velocemente; mi sono confrontato con il dramma quotidiano dei malati invisibili, lontani dai loro affetti più cari. Sono grato di esser stato parte di questo esercito silenzioso che, con poche armi a disposizione, ha lottato e continua a lottare per strappare esseri umani alla morte“.