Un film per il trentennale

Domenica 3 marzo si è svolta a Milano, presso il Cinema Colosseo, alle ore 10.30, la proiezione di Campus Stories, il film realizzato per il trentennale del Campus Bio-Medico. Presenti in sala oltre 300 persone di tutte le età – giovani studenti, professionisti, nonni, nipoti – a testimonianza di una storia che ha incrociato e continua a incrociare tuttora generazioni diverse.

L’evento è stato promosso dall’Associazione Amici del Campus Bio-Medico, che ha compiuto 30 anni lo scorso mese di novembre e che a Milano ha fatto tanto per la nascita e lo sviluppo dell’Università e della Fondazione Policlinico. Un appuntamento che è stato un’occasione preziosa sia per dire “grazie” ai milanesi che hanno creduto nel sogno da cui tutto è nato, sia per far conoscere questa realtà a tanti nuovi amici.

Sul palco si sono alternati Rossella Perricone, Presidente dell’Associazione Amici del Campus Bio-Medico, che ha introdotto l’evento ripercorrendo l’entusiasmo di questi primi 30 anni; Andrea Pellizzer, regista del film, che ha raccontato la genesi del progetto artistico e il significato del suo incontro con il Campus Bio-Medico; Giampaolo Ghilardi, Professore di Filosofia Morale presso la facoltà di Medicina dell’Ateneo, che ha condiviso la propria scelta di portare le grandi domande della filosofia tra i corridoi di un ospedale e i laboratori di ricerca. A moderare l’evento è stata invece Raffaella Aliprandi, Direttore Cultura e Comunicazione dell’Associazione Campus Bio-Medico.

Una serata tra passato, presente e futuro

Una charity dinner in ricordo del prof. Sergio Morini, “maestro” che ha lasciato traccia dentro e fuori dal Campus Bio-Medico per l’attenzione alla centralità della persona. Venerdì 1° dicembre, l’Università Campus Bio-Medico di Roma e l’associazione Amici del Campus Bio-Medico hanno invitato gli alumni UCBM a questa serata all’insegna della solidarietà e del ricordo, tra passato, presente e futuro.

è stato il nuovissimo auditorium del CuBo ad accogliere i partecipanti, persone che – come ha ricordato Raffaella Aliprandi, Direttore Cultura e Comunicazione Interna del Campus Bio-Medico – hanno accompagnato in questi 30 anni la vita e la crescita di “un’istituzione nata da un grande sogno”.

Insieme a lei, Carlo Tosti, Presidente dell’Ateneo e della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Eugenio Guglielmelli, Rettore, Andrea Rossi, Amministratore Delegato e Direttore Generale dell’Ateneo, Manuele Casale, Delegato del Rettore Alumni, e Rossella Perricone, Presidente dell’associazione Amici del Campus Bio-Medico.

45.000 euro per il Simulation Center

Grazie alla serata, che ha previsto anche la visita guidata al Cu.Bo e la partecipazione del gruppo musicale Ladies & Gentlemen, sono stati raccolti circa 45.000 euro. I fondi saranno tutti destinati a sostenere il progetto del Simulation Center, spazio formativo in medicina dove tecnologia e innovazione si mettono al servizio dell’integrazione dei saperi, per continuare a promuovere la Scienza per l’Uomo.

 

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Progetti di educazione alimentare in Tanzania

Sono 7 le studentesse del Corso di Laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione umana partite il 13 agosto per il monastero di Mvimwala, in Tanzania. In collaborazione con Golfini Rossi Onlus, stanno monitorando lo stato nutrizionale degli alunni della scuola primaria St. Placidus tramite la raccolta di misurazioni antropometriche, per poi intervenire con progetti di educazione alimentare e sulle norme igieniche e sanitarie di base.

In Perù salute e formazione per le donne dei villaggi

Sarà un progetto di cooperazione tutto al femminile quello che vedrà coinvolte quaranta donne in Perù. A partire dal 21 agosto, nella Valle del Cañete, spazio ad attività sociosanitarie e formative a favore della popolazione locale, in collaborazione con Caritas e Condoray.

Il programma dedicherà particolare attenzione alle donne dei villaggi che, come promotoras, saranno in grado di innescare una catena virtuosa di formazione nel territorio. Gli abitanti impareranno inoltre a produrre sapone allo zolfo, efficace per tenere lontani gli acari, particolarmente aggressivi verso i più piccoli. Il lavoro medico-infermieristico sarà infine rivolto a tutta la popolazione locale, sia negli ambulatori della Caritas sia nelle baraccopoli rurali.

Una mobile clinic in Tanzania

Il 28 settembre, a partire per la Tanzania saranno infine cardiologi, neurologi, ginecologi, chirurghi e personale specialistico del nostro Policlinico Universitario, insieme a 20 studenti di Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo. Un totale di 35 persone che assicureranno un’assistenza sanitaria minima di base nei villaggi rurali particolarmente isolati intorno al Monastero di Mvimwa.

Affiancheranno i medici locali in un dispensario, attraverso workcamp sanitari e una mobile clinic, vero e proprio ospedale mobile che porterà salute fin nelle aree più sperdute del Paese. Grazie ad accordi sottoscritti da UCBM con il Governatore del Distretto di NkasiCollaboreranno, per gli interventi chirurgici potranno avvalersi della collaborazione del Regional Hospital di Sumbawanga.

Il progetto non terminerà col ritorno in Italia dei professionisti e degli studenti UCBM. Al contrario, sarà preparatorio per successive missioni in cui, collaborando con i medici locali, si riuscirà a garantire continuità nell’attività clinica e chirurgica.

 

Sostieni i nostri Progetti di Cooperazione

È la prima Breast Unit in tutta la Palestina, e parla italiano. È stata presentata a Beit Jala (Betlemme) domenica 9 dicembre e potrà seguire almeno 150 pazienti l’anno, pari a circa il 40 per cento di tutti i casi di tumore al seno del Paese.

Il primo e unico centro senologico multidisciplinare palestinese è nato grazie alla collaborazione tra l’Ufficio di Gerusalemme dell’AICS – Agenzia Italiana della cooperazione allo sviluppo, Elis Ong – che ha elaborato il progetto – e l’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ha fornito i suoi medici e l’esperienza della Breast Unit attiva presso il proprio Policlinico Universitario. Grazie a loro, la senologia palestinese è ora al livello delle Breast Unit europee, volute dall’UE sin dal 2003.

300 screening diagnostici in due mesi

Il progetto, pensato insieme al Ministero della Sanità del governo palestinese, ha previsto la formazione di professionisti locali attraverso training sia in loco che a Roma, presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. “Abbiamo aderito molto volentieri a questo progetto – ha dichiarato Davide Lottieri, vicepresidente di UCBM. “Da tanti anni stiamo costruendo legami con altri Paesi e con strutture universitarie in tutto il mondo per arricchire i nostri studenti e cooperare insieme agli altri”.

Il reparto dell’ospedale di Beit Jala, recentemente ristrutturato e adattato, può contare oggi su un ecografo, un mammografo con tomosintesi e sistemi informatici. Grazie ad essi, l’equipe multidisciplinare formata da oncologi, senologi, chirurghi plastici e infermieri ha già effettuato 300 screening diagnostici nei primi due mesi di attività. 26 le donne che hanno scoperto di avere un cancro al seno in fase precoce: per loro la Breast Unit è intervenuta tempestivamente, facendo al tempo stesso risparmiare alla sanità palestinese l’equivalente di oltre 200 mila dollari per le sole indagini diagnostiche.

Solo un primo passo a favore delle donne palestinesi

Prima dell’apertura di questa Unità, le donne palestinesi che desideravano effettuare screening oncologici dovevano aspettare da 4 a 6 mesi, ovvero un lasso di tempo in cui le condizioni di salute possono aggravarsi seriamente. Erano costrette a recarsi in Giordania o in Israele, con trasferte che potevano durare anche mesi.

È stato un percorso scientifico e umano molto ricco, che ha permesso di colmare un vuoto molto importante nella sanità palestinese – spiega Vittorio Altomare, responsabile della Breast Unit romana e direttore scientifico del progetto. “I medici e gli infermieri palestinesi hanno accolto con entusiasmo l’impostazione multidisciplinare delle Breast Unit europee. Noi continueremo a esser loro vicini per accrescere questo patrimonio e portare il loro tasso di guarigione ai livelli delle donne europee. Nei prossimi mesi infatti apriremo un reparto di ricovero dedicato alle donne, daremo il via all’utilizzo della tecnica a ultrasuoni intraoperatoria per la chirurgia oncoplastica, acquisiremo una nuova tecnica per l’individuazione del linfonodo sentinella. Insieme daremo vita a uno studio scientifico e infine, nel marzo 2019, terremo il secondo convegno congiunto italo-palestinese presso la sede di UCBM”.

“La Breast Unit ha portato un grande cambiamento nel nostro Paese – ha spiegato Nida Khaliltecnica di radiologia e operatrice della Breast Unit di Beit Jala. “Appena una donna sospetta un problema al seno, noi oggi possiamo effettuare una biopsia, conoscere lo stadio della malattia e sapere come curarla. Sono andata personalmente nei mercati e per le strade e ho invitato le donne a utilizzare il nostro centro per fare prevenzione e curarsi”.

Generare connessioni, far crescere le idee

Distinguersi non solo per la propria carriera professionale, ma soprattutto generando connessioni con altri potenziali membri della community UCBM, coinvolgendo aziende e istituzioni in iniziative di raccolta fondi oppure di tipo culturale, esperienze che favoriscano la condivisione delle idee e del learning universitario.

È questo l’invito rivolto a tutti gli Alumni UCBM che desiderano distinguersi nel mondo come Globe Ambassador. Qualche esempio?

Da Roma a Richmond e ritorno

Il prof. Antonio Abbate è alumno UCBM e docente di Cardiologia a Richmond, presso la Virginia Commonwealth University. Grazie alla sua disponibilità, nell’autunno 2016 dieci studenti di Medicina del nostro ateneo hanno potuto partecipare a un tirocinio formativo di due settimane organizzato dal Network Alumni all’interno dell’università americana. La metà dei partecipanti ha potuto volare negli Stati Uniti grazie alle borse di studio messe a disposizione dal Network Alumni stesso.

L’estate successiva è stata invece UCBM a ospitare Discover Medicine in Italy, una summer school internazionale di tre settimane promossa sempre dal prof. Abbate stavolta in Italia. Vi hanno preso parte i migliori studenti dell’ateneo americano e cinque studenti UCBM tra i più meritevoli. Un’esperienza che ha permesso agli studenti americani di acquisire una prospettiva europea sulla salute e a quelli italiani di confrontarsi con colleghi d’oltreoceano.

Le due iniziative hanno di fatto avviato una collaborazione informale tra le due università: alcuni studenti UCBM sono partiti per la Virginia Commonwealth University anche successivamente, sia per la tesi che per tirocini formativi.

Una premio per ricordare Andrea D’Ambrosio

In ricordo del dott. Andrea D’Ambrosio, cardiologo prematuramente scomparso nel luglio 2014, l’area di Cardiologia del nostro policlinico universitario ha istituito nel 2015 un premio in suo ricordo. Grazie al contributo economico di Medtronic, ogni anno viene destinata una borsa di studio a un giovane ricercatore in ambito cardiovascolare. Il primo ricercatore a vincere il premio è stato il dott. Antonio Creta, specializzando in Cardiologia.

 

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