Un progetto nato con l’obiettivo di mettere a disposizione delle pazienti oncologiche copricapo, parrucche e consulenze estetiche personalizzate, e una giovane donna, Noemi, pronto a sostenerlo, per trasformare un momento di difficoltà in un gesto di solidarietà.

Sono di Noemi Pazzaglia i primi capelli donati alla Banca della parrucca, progetto attivo presso il nostro Policlinico Universitario da alcuni mesi, così come è sempre sua l’idea di una campagna di crowdfunding lanciata per sostenere le spese di gestione dell’iniziativa.

Un gesto di solidarietà per vincere un momento di difficoltà

L’appello della giovane è stato lanciato martedì 19 giugno nel corso dell’evento Non una di meno, promosso da UCBM e dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Onlus presso il complesso monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni, a Roma.

Un invito che, a partire da quella sera, desidera raggiungere proprio tutti, perché basta davvero poco per donare i propri capelli, magari in occasione del taglio estivo o alla partenza per le vacanze; basta un click per effettuare una piccola donazione.

La campagna di crowdfunding quindi continua, così come l’invito di Noemi: «Attraverso la donazione dei nostri capelli possiamo fare davvero qualcosa di grandissimo. Quindi donate, donate, donate! Non esitate, fatelo! Spero che il mio esempio possa esservi di aiuto».

Vuoi seguire l’esempio di Noemi?

 

Dona ora!

Combattere il cancro con la bellezza. Si potrebbe forse riassumere così l’obiettivo di Non una di meno, serata benefica promossa martedì 19 giugno da UCBM e dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Onlus presso il complesso monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni, a Roma.

Un evento dedicato alla bellezza femminile nonostante tutto che ha voluto anche sottolineare l’importanza di garantire alle pazienti oncologiche benessere psico-fisico e cure personalizzate.

L’importanza di una cura personalizzata

“Secondo recenti studi, circa il 30-40% delle pazienti con carcinoma mammario oggi non riceve un trattamento adeguato”, ha spiegato il prof. Giuseppe Perrone, responsabile dell’Unitá di ricerca di Anatomia patologica, riferendosi ai dati con cui la ricerca sul tumore al seno si confronta attualmente.

Le tipologie di carcinoma mammario attualmente conosciute sono quattro e ciascuna di esse richiede un trattamento specifico“, ha proseguito Perrone. “Per questo è fondamentale mettere a disposizione delle pazienti test specialistici che indichino ai medici quali siano le cure più appropriate per ciascun caso. Il test PAM 50 ad esempio, presso il nostro Policlinico Universitario permette di capire se è possibile evitare la chiemioterapia, con i suoi conseguenti effetti collaterali”.

Un evento a favore delle donne

Proprio il test PAM 50, gratuito in Spagna e in Inghilterra, ma non ancora riconosciuto dal Servizio Sanitario Nazionale in Italia, è uno dei servizi sostenuti dalla serata. Un evento organizzato con l’obiettivo di finanziare anche la Banca della Parrucca e l’assistenza estetica alle pazienti oncologiche, in modo trasversale alle Unità di Chirurgia plastica e ricostruttiva del prof. Paolo Persichetti, di Oncologia medica del prof. Giuseppe Tonini e di Senologia del prof. Vittorio Altomare. La serata ha infatti prodotto una raccolta fondi di circa 8 mila euro.

Prendersi cura della bellezza per favorire il benessere psico-fisico

Durante la serata, presentata dalla giornalista Rai Carla Lombardi, arricchita dalla light dinner preparata dallo chef Fabio Campoli e allietata dalle note del soprano Chiara Taigi e di Claudia Galletti, è stata anche lanciata la campagna di crowdfunding promossa da Noemi Pazzaglia, giovane donna che ha deciso di donare i propri capelli alla Banca della Parrucca e di chiedere ora a tante altre persone di contribuire al progetto un semplice click.

 

Non_una_di_meno02.jpeg
Non_una_di_meno00.jpeg
Non_una_di_meno9.jpeg
Non_una_di_meno11.jpeg
Non_una_di_meno14.jpeg
Non_una_di_meno0.jpeg
Non_una_di_meno28.jpeg
Non_una_di_meno12.jpeg
Non_una_di_meno15.jpeg
Non_una_di_meno5.jpeg
Non_una_di_meno03.jpeg
Non_una_di_meno30.jpeg
Non_una_di_meno2.jpeg
Non_una_di_meno36.jpeg
Non_una_di_meno34.jpeg
Non_una_di_meno35.jpeg
Non_una_di_meno38.jpeg
Non_una_di_meno16.jpeg
Non_una_di_meno10.jpeg
Non_una_di_meno41.jpeg
Non_una_di_meno43.jpeg
Non_una_di_meno40.jpeg
Non_una_di_meno104.jpeg
Non_una_di_meno105.jpeg
Non_una_di_meno96.jpeg
Non_una_di_meno83.jpeg
Non_una_di_meno82.jpeg
Non_una_di_meno100.jpeg
Non_una_di_meno106.jpeg
Non_una_di_meno101.jpeg
Non_una_di_meno102.jpeg
Non_una_di_meno81.jpeg
Non_una_di_meno77.jpeg
Non_una_di_meno78.jpeg
Non_una_di_meno6.jpeg
Non_una_di_meno55.jpeg
Non_una_di_meno79.jpeg
Non_una_di_meno74.jpeg
Non_una_di_meno75.jpeg
Non_una_di_meno76.jpeg
Non_una_di_meno80.jpeg
Non_una_di_meno107.jpeg
previous arrow
next arrow
Non_una_di_meno02.jpeg
Non_una_di_meno00.jpeg
Non_una_di_meno9.jpeg
Non_una_di_meno11.jpeg
Non_una_di_meno14.jpeg
Non_una_di_meno0.jpeg
Non_una_di_meno28.jpeg
Non_una_di_meno12.jpeg
Non_una_di_meno15.jpeg
Non_una_di_meno5.jpeg
Non_una_di_meno03.jpeg
Non_una_di_meno30.jpeg
Non_una_di_meno2.jpeg
Non_una_di_meno36.jpeg
Non_una_di_meno34.jpeg
Non_una_di_meno35.jpeg
Non_una_di_meno38.jpeg
Non_una_di_meno16.jpeg
Non_una_di_meno10.jpeg
Non_una_di_meno41.jpeg
Non_una_di_meno43.jpeg
Non_una_di_meno40.jpeg
Non_una_di_meno104.jpeg
Non_una_di_meno105.jpeg
Non_una_di_meno96.jpeg
Non_una_di_meno83.jpeg
Non_una_di_meno82.jpeg
Non_una_di_meno100.jpeg
Non_una_di_meno106.jpeg
Non_una_di_meno101.jpeg
Non_una_di_meno102.jpeg
Non_una_di_meno81.jpeg
Non_una_di_meno77.jpeg
Non_una_di_meno78.jpeg
Non_una_di_meno6.jpeg
Non_una_di_meno55.jpeg
Non_una_di_meno79.jpeg
Non_una_di_meno74.jpeg
Non_una_di_meno75.jpeg
Non_una_di_meno76.jpeg
Non_una_di_meno80.jpeg
Non_una_di_meno107.jpeg
previous arrow
next arrow

 

Dopo la sfilata di alta moda realizzata dalla Maison Luigi Borbone, stilista sensibile a queste tematiche, speciali copricapo artistici realizzati con materiale ospedaliero dall’esperta tricologa Giusy Giambertone sono stati i protagonisti di una performance che ha coinvolto le pazienti oncologiche e gli abiti di Alessandra Ferrari, della collezione Brutta Spose. “Spesso – ha spiegato Giambertone – il primo suggerimento dato dal medico a una paziente oncologica è di tagliarsi i capelli. Perché? La bellezza deve essere valorizzata anche durante i trattamenti“.

Proprio per formare figure professionali specializzate nel valorizzare la bellezza delle pazienti oncologiche è attivo presso UCBM il Corso di alta formazione in Beauty Recovery Specialist, rilanciato nella sua settima edizione durante la serata.

L’evento è stato patrocinato dalla Regione Lazio e da Europa Donna Italia e reso possibile dalla collaborazione dei partner tecnici Ripar Cosmetici e Tricostarc e di numerosi altri sponsor.

Un impegno che continua

Perché l’impegno a sostegno delle pazienti oncologiche non si esaurisca con la serata, è attiva con Ripar Cosmetici una partnership di raccolta fondi sempre all’insegna della bellezza. In particolare, l’azienda devolverà il 50% delle vendite online dei prodotti al sostegno dei nostri progetti a favore del benessere psico-fisico delle pazienti oncologiche.

Quindi visita lo store online di Ripar Cosmetici, scegli i prodotti che preferisci e inserisci il codice NONUNADIMENO. Hai tempo fino al 30 luglio!

 

Sostieni la bellezza femminile!

Un metro e 86 centimetri per 110 chili di salute e potenza. Il fisico incute indubbiamente un sano timore reverenziale. Il sorriso, però, è di quelli rassicuranti. L’incontro con Sergio Parisse, campione di rugby, dietro le quinte dello shooting per la nostra campagna 5×1000, è l’occasione per conoscere meglio un campione che tanto e ancor più vuole regalare. Al rugby e non solo.

Sei tra i giocatori con più presenze nella Nazionale italiana: come si raggiunge un traguardo come questo?

Ci vuole sicuramente tantissimo impegno, costanza negli allenamenti e determinazione. Essendomi dedicato in questi anni esclusivamente al rugby, ho cercato di fare grande attenzione, in allenamento e nelle fasi di recupero, ai dettagli che fanno la differenza. Ho sempre fatto tutto per poter dare il massimo in campo. Come si giocano tutte queste partite? Serve serietà, professionalità e anche un pizzico di fortuna, perché in uno sport come il nostro gli infortuni sono dietro l’angolo.

Che cosa significa per te ‘giocare di squadra’?

È semplice: nel rugby le individualità sono importanti solo se si mettono al servizio del collettivo, perché nessuno vince le partite da solo. C’è bisogno dell’aiuto di tutti i compagni. È lo sport in cui ‘fare squadra’ per eccellenza. Come nella vita, perché, in fondo, è lo stesso: tante volte si hanno le capacità, le abilità per svolgere bene un certo lavoro o rapportarsi con le persone, ma poi c’è bisogno di qualcuno che ci dia una mano. Abbiamo bisogno di persone importanti nella nostra vita per andare avanti. Non si fa fortuna senza il sostegno degli altri. Un po’ come su un campo di rugby.

Il rapporto con il tuo fisico: come lo vivi adesso, rispetto a 10 anni fa?

Il rugby è cambiato moltissimo. Oggi è fondamentale avere una forma fisica ottimale. Tanti elementi che dieci anni fa trascuravo, come il recupero, il fatto di dormire bene ed essere attento all’alimentazione, non posso più eluderli. D’altra parte, da ragazzino, dopo ogni partita recuperavo più velocemente, il lunedì ero già fresco e pronto per la gara successiva. Oggi, sicuramente impiego un po’ di più a smaltire le tossine… Tra l’altro, giocare tantissime partite e prendere tutte le botte che ho preso mi costringe a stare sempre più attento ai fattori esterni.

Qual è il tuo rapporto con gli anni che passano?

Molto positivo: con il tempo ho acquisito tanta esperienza e ho dietro le spalle innumerevoli situazioni di stress, emozioni, partite vinte o perse. Quindi, approccio in modo molto più pacato e sereno le sfide importanti rispetto a qualche anno fa. Certo, l’adrenalina, la voglia e l’emozione sono sempre forti, ma dopo aver vissuto tanti pre o post-partita, magari per una finale, oggi riesco a gestire meglio le mie energie mentali. Da giovane, mentalmente, spendevo tantissimo già solo al pensiero della gara.

È vero che il venerdì dei pre-partita hai un appuntamento fisso con una bistecca? Quanto è grande?

La bistecca è sempre oltre 1 kg e 300 grammi… è un’abitudine ormai, vado dal mio macellaio di fiducia a Parigi e devo dire che non potrei farne a meno.

Come sarà Sergio Parisse tra 30 anni?

Spero di star bene fisicamente e, soprattutto, di essere ancora in salute. Certo, non potrò più giocare a rugby, ma mi auguro di rimanere in quest’ambito, perché è la mia grande passione. Magari da allenatore: per trasmettere le mie conoscenze ed esperienze ai giocatori più giovani che vogliono intraprendere questa carriera.

Una manifestazione calcistica promossa dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Onlus a favore dell’attività di ricerca sul tumore al seno svolta dalla Breast Unit del nostro Policlinico Universitario.

Non una di meno è un evento a sostegno delle iniziative UCBM dedicate alla cura psico-fisica delle pazienti oncologiche:

  • un appuntamento incentrato sulla bellezza femminile, per ricordare che la bellezza non è solo estetica, ma uno stato d’animo che accompagna la donna in tutto il percorso della sua vita
  • una serata tra Amici per promuovere i progetti che aiutano le donne a sentirsi sempre belle, anche nei momenti più difficili
  • un evento in cui professionisti dell’informazione, della moda, dello sport e del benessere si incontrano per sostenere la bellezza femminile nelle sue diverse forme.

Postazione make-up Ripar Cosmetici con demo, sfilata di moda con Maison Luigi Borbone, light dinner a cura dello chef Fabio Campoli. Questi i principali ingredienti della serata, condotta dalla giornalista di Rai1 Carla Lombardi.

L’evento è patrocinato dalla Regione Lazio e da Europa Donna.

Non una di meno

Nell’anniversario della nascita del grande attore, alcuni rappresentanti del mondo dello spettacolo consegneranno il Premio Alberto Sordi alla solidarietà a una persona, una famiglia, una figura professionale, un gruppo di persone che si sono distinte per gesti di solidarietà in favore degli anziani.

L’evento è promosso dalla Fondazione Alberto Sordi, ente sostenitore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma che si dedica alla cura e all’assistenza qualificata delle persone anziane, ma anche alla difesa della loro dignità e del loro diritto alla qualità della vita.

Il premio Alberto Sordi alla Solidarietà 2018 darà quindi visibilità e voce a storie sommerse di sostegno alla popolazione anziana, per alimentare un processo virtuoso di autentica umanità.

Prima del conferimento del premio, la Fondazione Alberto Sordi propone un convegno su I servizi territoriali per gli anziani: modelli organizzativi e nuove forme di finanziamento. Prenderanno parte al dibattito i principali attori coinvolti nel sostegno alla popolazione anziana.

Una ricerca della nostra Unità di Neurologia, in corso di pubblicazione sulla rivista Frontiers in Neuroscience, ha dimostrato una diversa risposta del cervello maschile e di quello femminile in seguito a ictus e ha portato a ipotizzare che queste differenze possano influire sui processi di recupero post ictus.

“Utilizzando la stimolazione magnetica transcranica – ha spiegato il prof. Vincenzo Di Lazzaro, Responsabile dell’Unità di Neurologia – abbiamo scoperto che nella donna colpita da ictus prevalgono i cambiamenti localizzati nelle zone del cervello più vicine alla lesione; nell’uomo, invece, la riorganizzazione è più evidente lontano dalla sede dell’ictus: questo implica che nei due sessi possano avvenire processi di recupero delle funzioni perse profondamente diversi”.

Nessuna delle due modalità è in assoluto superiore all’altra nel favorire il recupero, ma la differenza potrebbe farla proprio l’estensione del danno cerebrale. I fenomeni di plasticità maschile potrebbero aumentare le chance di recupero nelle grandi lesioni cerebrali, la neuroplasticità femminile sarebbe, al contrario, più efficiente in caso di ictus meno esteso.

“La conoscenza più approfondita dell’influenza del sesso del paziente nel recupero dall’ictus – conclude Di Lazzaro – potrà essere di aiuto nell’individuazione e ottimizzazione dei trattamenti neuroriabilitativi“.

A gennaio scorso è arrivato nel nostro Policlinico Universitario il guanto robotico Gloreha Sinfonia, progettato e costruito interamente in Italia e attualmente in dotazione solo in un’altra struttura sanitaria a Tel Aviv.

Il dispositivo indossabile, comodo e leggero, sta già aiutando i pazienti ricoverati colpiti da ictus a recuperare la capacità di eseguire gesti ordinari grazie a esercizi con diversi livelli di difficoltà e complessità.

Dotato di due supporti dinamici che rendono il braccio del paziente libero di muoversi in assenza di gravità, il guanto è capace di guidare totalmente o parzialmente il movimento delle dita e dell’intera mano in base alle capacità motorie residue del paziente, che può allenarsi in semplici gesti come afferrare o raggiungere oggetti reali.

Una stimolazione multisensoriale accompagna gli esercizi e coinvolge il paziente grazie all’animazione 3D della mano sullo schermo. Gli stimoli visivi e sonori associati ai movimenti dell’arto favoriscono il recupero neurocognitivo e le performance motorie sono costantemente misurate grazie ai sensori di cui è dotato il guanto.

La riabilitazione robotica offre uno straordinario aiuto nel recupero funzionale post-ictus – spiega la prof.ssa Silvia Sterzi, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Fisica e Riabilitazione – Permette infatti al paziente di muovere liberamente il braccio, garantendo un trattamento ripetitivo, intensivo e task-oriented”.

Oltre 300 partecipanti guidati dal motto “Nessuno perde, tutti vincono”, 7 chilometri di percorso per le vie del centro di Roma e un obiettivo comune: sensibilizzare sull’importanza dell’attività fisica e di una corretta alimentazione per la prevenzione del tumore al seno. Nonostante fosse solo alla sua prima edizione, Bicinrosa, pedalata solidale promossa dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Onlus, ha registrato un ampio successo di partecipazione.

Proposto domenica 22 ottobre, mese tradizionalmente dedicato alla lotta contro il tumore al seno, l’evento ha altresì contribuito alla ricerca contro questa patologia. I fondi raccolti tramite le singole sottoscrizioni partecipative sono stati devoluti infatti alla Breast Unit del nostro Policlinico Universitario, centro di senologia multidisciplinare che permette alla donna di affrontare l’intero percorso di malattia accompagnata da un team di specialisti dedicati e secondo i più alti standard europei.

Arricchito dalla presenza di due testimonial d’eccezione – la regista Cinzia TH Torrini e il presentatore televisivo Fabrizio Frizzi – il successo di Bicinrosa è stato reso possibile dal supporto di partner istituzionali, organizzativi e tecnici quali la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, lo Europe Direct Rome e l’ASD Ciclismo Lazio.

Il mal di schiena causato dalla degenerazione del disco intervertebrale è ad oggi una delle patologie più diffuse, ma non dispone ancora di una cura efficace. Per questo e per le gravi disabilità che comporta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha incluso nella lista delle 20 patologie a cui dare massima priorità.

I ricercatori della nostra Unità di Ortopedia e Traumatologia, coordinati dal prof. Vincenzo Denaro, sperimentano da circa 15 anni l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali del midollo osseo per la cura delle fasi iniziali e intermedie della degenerazione del disco intervertebrale.

L’uso di questa terapia cellulare per ridurre in tempi brevi e con effetti di lunga durata sia il dolore sia la disabilità provocati dalla degenerazione del disco intervertebrale è il focus del progetto RESPINE. “L’obiettivo – spiega il dott. Gianluca Vadalà, responsabile del progetto – è rendere disponibile una terapia per la cura della degenerazione del disco clinicamente testata e facilmente accessibile”. UCBM è l’unica rappresentante per l’Italia insieme ad altri ospedali, università e centri di ricerca in Francia, Spagna, Irlanda e Germania.

Al via la fase di sperimentazione

Dopo anni di sperimentazione in vitro e studi preclinici in vivo su modelli animali dagli esiti positivi, il progetto RESPINE consentirà di avviare la fase di sperimentazione clinica grazie a un finanziamento UE di 500 mila euro nell’ambito del programma Horizon 2020.

La sperimentazione coinvolgerà 112 pazienti affetti da degenerazione del disco, selezionati tra i centri che fanno parte del progetto. I pazienti scelti saranno sottoposti in regime controllato alla nuova terapia, che prevede un’iniezione nel disco intervertebrale di cellule staminali mesenchimali provenienti dal midollo osseo.

La sperimentazione consentirà di provare l’efficacia della terapia e, inoltre, di approfondire la sicurezza e la risposta immunitaria dell’organismo.