Fondato nel 2016 su iniziativa di due docenti dell’Istituto di Filosofia dell’Agire Scientifico e Tecnologico UCBM, l’ensemble cameristico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma contribuisce all’educazione estetico-musicale degli studenti attraverso un repertorio che spazia dal ‘700 all’800.

I suoi giovani componenti – studenti, dottorandi e dipendenti – sono attualmente 15, alcuni dei quali in possesso di Diploma di Conservatorio. A loro si uniscono poi talvolta alcuni studenti del Conservatorio di musica Santa Cecilia di Roma e musicisti professionisti.

L’ensemble è diretto dal prof. Flavio Keller – suo fondatore assieme al dott. Nicola Di Stefano – e si è esibito per la prima volta nella primavera 2016, con un programma dal titolo La Passione in parole e musica. Nel successivo mese di novembre ha quindi accompagnato l’evento di inaugurazione dell’Anno accademico, mentre qualche mese più tardi ha allietato i pazienti del Centro per la Salute dell’Anziano.

Ascolta:
Réjouissance, G.F. Händel
Casta diva dall’opera Norma, V. Bellini
Marcia di Radetzky, J. Strauss padre
Voci di primavera, J. Strauss figlio

Il progetto si inserisce in un contesto più ampio di attenzione alla formazione globale della persona: è scientificamente dimostrato che fare musica in giovane età contribuisce allo sviluppo di competenze personali trasversali, con un conseguente miglioramento delle prestazioni accademiche e quindi professionali. La partecipazione ad attività musicali di gruppo stimola inoltre il senso di responsabilità.

15 giovani musicisti e un unico sogno

I giovani musicisti dell’ensemble si ritrovano ogni 15 giorni e sognano ora di incidere il primo cd, da distribuire in futuro come prodotto solidale.

Raggiungere l’obiettivo di almeno 3 mila euro permetterà loro di sostenere questa impresa. Puoi contribuire anche tu attraverso una delle modalità di donazione che trovi qui sotto.

Grazie!

Dal 23 agosto all’8 settembre scorso 16 studentesse (Infermieristica, Ingegneria e Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana) e due specializzande (Ginecologia e Cardiologia) del nostro Ateneo si sono recate in Perù, a San Vicente de Cañete, per collaborare come volontarie con alcune istituzioni locali.

Affiancando gli assistenti sociali e la Caritas, il team ha interagito con centinaia di persone, impegnandosi in attività di assistenza sanitaria e non solo. Studentesse e specializzande, sotto la supervisione di alcuni docenti, hanno infatti eseguito visite di medicina generale, cardiologiche, ginecologiche e chirurgiche sia a domicilio sia in ambulatorio. Hanno inoltre fornito consulenze nutrizionali all’interno delle scuole e delle sale d’aspetto degli ambulatori.

Daniela sognava l’Africa fin da bambina. Per questo non ha saputo dire di no quando il docente di Endocrinologia Nicola Napoli, all’inizio del secondo anno del corso di laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana, ha proposto un’esperienza di tesi in questo continente.

Daniela non ha preso l’aereo da sola: è partita con lei anche Vittoria, compagna di corso, grazie al sostegno di Giovanni Mottini, responsabile dei progetti di cooperazione internazionale del nostro Ateneo. Destinazione la Tanzania, dove Daniela Mucci e Vittoria Russo sono rimaste un mese, la scorsa estate, con un duplice obiettivo: un’indagine nutrizionale in pazienti HIV positivi in terapia antiretrovirale e una valutazione negli stessi delle alterazioni del metabolismo glucidico (Vittoria) e dell’assetto lipidico (Daniela).

Un mese di indagini nutrizionali e valutazioni metaboliche

Nella prima fase della ricerca le due studentesse hanno analizzato abitudini e modelli alimentari tradizionali della popolazione locale, rilevando quanto sia frequente il consumo di cibi ricchi di zuccheri e raro quello di carne, pesce, uova, latte e frutta. Successivamente hanno valutato lo stato di salute dei pazienti, rilasciando loro un referto con tutte le indagini eseguite.

Per realizzare la tesi, le due studentesse hanno frequentato il St. Gaspar Referral and Teaching Hospital, fondato e tuttora gestito dalla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue a Itigi, cittadina rurale che si trova perfettamente al centro della Tanzania, in un’area poco sviluppata e circondata da villaggi, a circa 1.300 metri di altitudine.

“Stando sul campo – spiega Vittoria – s’impara tanto. Davamo ai pazienti consigli nutrizionali, partendo dai cibi che coltivavano. E in certi casi il nostro aiuto poteva essere fondamentale: alcuni di loro non conoscevano nemmeno le modalità di cottura più adeguate”.

“L’impatto con i pazienti – ricorda Daniela – inizialmente è stato forte. Mi ha stupito la loro disponibilità e collaborazione. Col tempo ho cominciato a guardare i pazienti negli occhi, mi sono abituata al loro modo di parlare e di rapportarsi con noi. A un certo punto mi sono sentita così integrata che ho cominciato perfino a contare come loro e usare termini nella loro lingua locale”.

Conclude Daniela: “Mi ha reso felice collaborare ogni giorno anche nelle piccole cose. Ora il mio desiderio è tornare lì e trovare il modo di rendermi utile attraverso il mio lavoro”.

Aggiunge Vittoria: “Mi sono laureata a ottobre, adesso mi piacerebbe lavorare proprio nel campo della cooperazione internazionale. Prima del viaggio pensavo avrei lavorato in ambito clinico. Questo ancora mi interessa, ma l’esperienza africana mi ha aperto anche un altro mondo”.

Il contatto skin to skin tra la madre e il bimbo appena nato è più efficace dell’incubatrice. Lo conferma il progetto di ricerca in neonatologia condotto da Giulia Spina in Uganda e argomento della sua tesi di laurea discussa lo scorso luglio.

Il progetto, condiviso in Africa con la collega e amica Costanza Cutrona e sostenuto dal prof. Pietro Ferrara, relatore della tesi, dalla dott.ssa Laura Andrissi, dal prof. Massimo Ciccozzi e dalla dott.ssa Francesca Farchi, è ora in fase di pubblicazione, avendo fornito risultati di notevole interesse.

Il contatto a pelle stimola l’allattamento e quindi la crescita del bambino – spiega Giulia –. Un aspetto che si è rivelato fondamentale in un contesto rurale come quello africano. Anche perché i benefici più rilevanti per i neonati riguardano il mantenimento della temperatura corporea e la conseguente riduzione dell’ipotermia e dell’ipoglicemia neonatali, complicanze facilmente gestibili in Paesi avanzati, ma completamente fuori controllo altrove”. È in questo secondo caso quindi che lo studio di Giulia e Costanza può risultare di vitale importanza per ridurre la mortalità infantile.

L’esperienza formativa della giovane, che si era già recata in Kenya nel 2011, non si è tuttavia limitata al progetto di ricerca per la tesi di laurea: “Dove c’è poca forza lavoro – spiega – vieni per forza valorizzato. Per questo ho fatto tanta pratica e sono cresciuta moltissimo. La cosa più bella poi è stata poter lasciare qualcosa di importante all’ospedale, insegnando da zero a tutto il personale della sala di ostetricia l’intera procedura, a partire dai valori da tenere monitorati”. Nel frattempo, sempre insieme a Costanza, organizza raccolte fondi a favore dell’Ambrosoli Memorial Hospital e aggiunge, illuminandosi in volto: “Tra due anni, da specializzanda, potrò essere ancora più utile”.

L’Università Campus Bio-Medico di Roma rafforza la propria apertura al mondo e, in particolare, al continente africano: lo scorso novembre ha firmato un memorandum of understanding per intraprendere, nei prossimi cinque anni, un progetto di cooperazione internazionale in Tanzania. Obiettivo, lo sviluppo di progetti educativi sul fronte agro-alimentare e la creazione di micro-imprese agricole in un quadrante particolarmente povero e arretrato del Paese africano, attorno al monastero benedettino di Mvimwa, a 100 chilometri dal lago Tanganica.

L’accordo, sottoscritto con il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia agraria (CREA), l’Università di Parma, l’Associazione ‘Golfini Rossi’ Onlus e due atenei africani – la Strathmore University (Kenya) e la St. Joseph University (Tanzania) – consentirà di approfondire scientificamente le abitudini alimentari dei circa 20 mila abitanti della zona. Un territorio che comprende dieci villaggi limitrofi al monastero e in cui si vogliono ora sviluppare progetti di educazione alimentare e alla salute, per migliorare le possibilità di reperimento, produzione, utilizzo e conservazione degli alimenti.

Incidere sul futuro alimentare e agrario

Tra il personale sanitario dei partner coinvolti, l’ospedale pubblico del capoluogo e i dispensari dei villaggi è nata una proficua collaborazione sui temi di malnutrizione e di salute. La ‘pappa di Parma’, formulazione a base di alimenti tipici africani ideata dall’Università di Parma, è stata proposta come utile alternativa per la malnutrizione infantile. Nel contempo, l’obiettivo è anche quello di favorire la nascita di micro-imprese agricole e di incentivare la bio-edilizia per incidere positivamente sulla qualità della vita e della salute della popolazione.

“Già durante quest’anno – precisa la prof.ssa Laura De Gara, delegata del Corso di Laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione umana – grazie alla collaborazione di 12 studenti del nostro ateneo, abbiamo iniziato a valutare con test specifici fabbisogni e carenze nutrizionali della popolazione, definendo anche gli standard raggiungibili di qualità delle cucine e delle mense. Inoltre, con il contributo del CREA, abbiamo testato l’efficacia dell’utilizzo di essiccatori a pannelli solari per offrire agli abitanti una miglior conservazione del cibo e abbiamo valutato la qualità dei terreni coltivabili. Grazie alla partnership avviata con la firma di questo memorandum, contiamo di poter continuare a lavorare per incidere in modo significativo sul futuro alimentare e agrario degli abitanti presenti nell’area del monastero”.

Due settimane di workcamp in Camerun, ospiti del piccolo ospedale delle Suore della carità di S. Giovanna Antida. Il prof. Marco Caricato, lo specializzando Luca Improta, l’anestesista Ferdinando Longo e l’infermiere Fabrizio Burgio sono stati accolti a circa 800 chilometri da Yaoundè, la capitale, nell’ospedale SJAT di Gala Gala.

Un centro nuovo, inaugurato nell’aprile 2016 e “attrezzato meglio di quanto si possa in genere trovare in Africa”. Un ospedale con un blocco operatorio funzionante, due ginecologi e un infermiere di anestesia che, spiega suor Maria Grazia, direttore generale dell’ospedale, “non negano le cure a nessuno: aiuti e donazioni sono ancora fondamentali, nell’attesa che la struttura possa raggiungere l’indipendenza economica”.

Due settimane di lavoro a Gala Gala

Il racconto del team comincia purtroppo con la morte di Sylvie, giovane donna per la cui vita tanto è stato fatto, ma invano: “La riportiamo in stanza, dai suoi cari, la guardiamo spegnersi. Il morale è a terra, la rabbia tanta e la sofferenza dei familiari è lacerante. A cena, tutti insieme riflettiamo su come riuscire a cambiare qualcosa. Il lavoro appare immenso, i mezzi miseri, ma la forza di chi è qui da sempre riesce a riaccendere una speranza. Arriviamo alla conclusione che l’unica soluzione possibile per costruire qualcosa di duraturo è garantire mezzi e formazione costanti, senza avere fretta di raccoglierne i frutti”.

Per questo, nelle due settimane di permanenza in Camerun non sono mancati consigli di tecnica chirurgica, approfondimenti sull’uso del defibrillatore, spiegazioni e presentazioni rivolte al personale locale. Concludono i partecipanti: “È stato un arrivederci tra amici: questo progetto deve andare avanti”.

Come ogni mese, ritorna la possibilità di donare il sangue presso l’autoemoteca posizionata nel piazzale interno dell’Ateneo, tra gli edifici PRABB e Trapezio.

Un convegno internazionale sui nuovi scenari dell’era robotica e dell’automazione, tenuto dai grandi nomi del settore (Stanford, ETH, Singapore, Scuola S. Anna) per far conoscere a tutti i progressi della scienza e della tecnologia a servizio della persona.

Ma anche attività per studenti e docenti delle scuole di ogni ordine e grado: prototipi, dimostrazioni, laboratori interattivi, competizioni nazionali, talk tenuti dagli esperti e dalle aziende partner.

E ancora, contest universitari a cura di Università Campus Bio-Medico di Roma, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Roma Tor Vergata, per creare prototipi e applicazioni innovative per l’agricoltura sostenibile, gli anziani e la riabilitazione.

Le fasi finali delle competizioni saranno ospitate il 18 aprile dalla sala della Protomoteca in Campidoglio.

Percorsi di partnership tailor made

Impegnare la tua azienda in una causa di interesse sociale fa del bene alla comunità in cui vivi, ma non solo: intraprendere un percorso di partnership con l’Università Campus Bio-Medico di Roma o la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico rafforza l’identità e i valori aziendali, consolida la fiducia dei clienti e il rapporto con gli altri attori.

Il successo di una partnership personalizzata si basa sulla conoscenza diretta e quindi sulla divulgazione dell’impegno della nostra realtà. Coinvolge non solo il management ma, a cascata, anche e soprattutto i dipendenti e i clienti, stakeholder ad impatto immediatamente positivo sulla propria comunità di riferimento.

 

Rafforza la tua impresa sostenendo la società 

Investire nel cambiamento

Progetti di ricerca, cattedre, corsi e master, aule multimediali, borse di studio per dottorandi, strumentazioni di laboratorio, contratti per ricercatori, strumenti diagnostici e chirurgici, reparti. Sono solo alcuni esempi concreti di ciò che potremo finanziare grazie alla donazione di 15 mila, 30 mila, 50 mila, 100 mila euro o più della tua azienda o fondazione.

La donazione non ha un valore esclusivamente filantropico: porta in sé i concetti di reciprocità, investimento e cambiamento. Effettuando una donazione all’Università Campus Bio-Medico di Roma o alla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, contribuisci alla trasformazione positiva della comunità in cui vivi attraverso il lavoro quotidiano di chi si impegna in prima linea nella ricerca scientifica, nell’assistenza sanitaria e nella formazione universitaria.

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