Cellule staminali per bloccare la degenerazione del disco

Non si sente spesso parlare di ricerca sulla colonna vertebrale, ma le patologie che colpiscono quest’ultima sono una delle cause più frequenti di invalidità tra le persone in età lavorativa.

Nella maggior parte dei casi è la lesione del disco intervertebrale a causare artrosi, ernie del disco, instabilità e perdita dei rapporti tra le vertebre. Un danno che si manifesta con la perdita dell’acqua e delle sostanze contenute in questo vero e proprio ammortizzatore che permette di ricevere i pesi caricati sulla colonna vertebrale.

Per questo, l’obiettivo della ricerca sulla colonna vertebrale condotta dalla nostra Unità di Ricerca di Ortopedia è reidratare il nucleo del disco attraverso il contatto con le cellule staminali.

Una cell factory per la ricerca sulla colonna vertebrale

Dopo una prima fase sperimentale, i nostri ricercatori stanno ora perfezionando tecniche microchirurgiche per bloccare la degenerazione del disco danneggiato. Tuttavia la quantità di cellule staminali prelevabili da un individuo è ridotta: per questo occorre favorire la loro riproduzione prima dell’impianto.

La ricerca sulla colonna vertebrale UCBM punta allora a creare un ambiente di riproduzione cellulare, una cell factory in house che, al costo di 300 mila euro, permetterà la sperimentazione su 15 individui nei prossimi 2 anni, all’interno di un progetto multicentrico internazionale.

Un obiettivo ambizioso, ma fondamentale per la ricerca sulla colonna vertebrale e di conseguenza per la salute di molti. Una sfida cui ha già contribuito anche la grande generosità del Maestro Ennio Morricone, ma per la quale c’è ancora bisogno del tuo sostegno.

Tornare alla normalità dopo un ictus

L’ictus in Italia colpisce una persona ogni tre minuti. È la terza causa di morte e la prima di disabilità per la popolazione adulta. Dopo un ictus la riabilitazione neuromotoria permette di ottenere importanti miglioramenti, ma spesso il recupero è incompleto. Per questo la ricerca sull’ictus è fondamentale.

Stimolazione nervosa non invasiva, robot e realtà virtuale

Da anni la nostra ricerca sull’ictus è impegnata in campo neurologico, fisiatrico e bio-ingegneristico a sviluppare approcci innovativi per il recupero funzionale a seguito dell’ictus.

“Partendo da studi sulle tecniche di stimolazione nervosa non invasiva, come quella cerebrale elettromagnetica e quella vagale transcutanea, stiamo mettendo a punto protocolli innovativi per potenziare le capacità di recupero del cervello umano dopo un ictus”. È il prof. Vincenzo Di Lazzaro, Primario di Neurologia, a spiegare lo stato di avanzamento della ricerca, che prevede tra l’altro – accanto alla stimolazione nervosa non invasiva – l’ausilio di sistemi robotici e dispositivi connessi alla realtà virtuale.

Facilitare il recupero post ictus

In particolare, i protocolli innovativi messi a punto dai nostri ricercatori partono da studi iniziali molto promettenti e puntano a caratterizzare da un punto di vista funzionale il danno cerebrale conseguente all’ictus, individuando le strutture sopravvissute e potenziandone la funzione.

L’obiettivo è migliorare le performance motorie e il recupero dell’autonomia nella quotidianità, per consentire un più adeguato reinserimento sociale e familiare del paziente.

L’impegno dei nostri ricercatori contro le patologie della terza età

Ictus, mal di schiena, ischemia cerebrale, Parkinson, Alzheimer. Le patologie legate all’avanzare degli anni sono numerose e possono danneggiare la qualità della vita in modo anche grave.

Migliorare la qualità della vita degli anziani è un impegno prioritario dei nostri ricercatori. Uno sforzo trasversale che vede in prima linea le Unità di Ricerca di Neurologia, Ortopedia e Traumatologia, Medicina fisica e riabilitativa, Robotica biomedica e Biomicrosistemi.

La scoperta dei meccanismi all’origine dell’Alzheimer

Secondo un nostro studio, già confermato da una sperimentazione su pazienti svolta dall’Università di Sheffield, l’origine del morbo dell’Alzheimer non risiede nella parte del cervello legata alla memoria, ma in quella deputata all’umore. La scoperta ha fatto ben presto il giro del mondo, aprendo una nuova frontiera per la cura. Ora siamo impegnati a valutare l’efficacia della musica nella lotta contro il morbo”.

Prof. Marcello D’Amelio,
Responsabile Unità di Ricerca di Neuroscienze molecolari

Un laboratorio per prevenire le cadute

“Grazie a un laboratorio per la valutazione della deambulazione e a un ambulatorio e una palestra dedicati alla valutazione e al trattamento del rischio di caduta e al training per l’equilibrio, stiamo sviluppando due progetti di ricerca volti al miglioramento delle difficoltà del cammino e alla prevenzione delle cadute nella popolazione anziana”.

Prof.ssa Silvia Sterzi,
Primario di Medicina fisica e riabilitazione

Stimolazione nervosa per il recupero post ictus

“L’ictus è una patologia molto frequente e rappresenta la prima causa di disabilità per la popolazione adulta. Partendo da studi sulle tecniche di stimolazione nervosa non invasiva di recente introduzione – come la stimolazione cerebrale elettromagnetica e la stimolazione vagale transcutanea – stiamo mettendo a punto protocolli innovativi per potenziare le capacità di recupero del cervello umano dopo un ictus”.

Prof. Vincenzo Di Lazzaro,
Primario di Neurologia

Cellule staminali contro il mal di schiena

“La terapia con le cellule staminali dell’adulto ha mostrato di essere efficace su modelli sperimentali. I nuovi studi in programma hanno quindi l’obiettivo di traslare il trattamento rigenerativo sull’uomo, per prevenire l’insorgenza delle evoluzioni più gravi della patologia del mal di schiena nell’anziano”.

Prof. Vincenzo Denaro,
Primario Emerito di Ortopedia e Traumatologia

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I nostri ricercatori lavorano con passione e dedizione proprio per questo, per ideare e sviluppare soluzioni innovative che trasformino il nostro futuro.

La ricerca scientifica è il cuore della nostra missione. Ad oggi, la nostra comunità scientifica ha depositato 40 brevetti che si tradurranno concretamente in avanzamenti scientifici a disposizione di tutti.

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Anche tu puoi sostenerli, basta una firma.

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  2. firma nel riquadro “Finanziamento agli Enti di Ricerca scientifica e dell’Università” dell’apposita scheda per il 5×1000
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