News 6 Mar 2018

Camerun, in ospedale un team UCBM

“È stato un arrivederci tra amici: questo progetto deve andare avanti”. E "l'unica soluzione possibile per costruire qualcosa di duraturo è garantire mezzi e formazione costanti". Senza avere fretta di raccoglierne i frutti.

Due settimane di workcamp in Camerun, ospiti del piccolo ospedale delle Suore della carità di S. Giovanna Antida. Il prof. Marco Caricato, lo specializzando Luca Improta, l’anestesista Ferdinando Longo e l’infermiere Fabrizio Burgio sono stati accolti a circa 800 chilometri da Yaoundè, la capitale, nell’ospedale SJAT di Gala Gala.

Un centro nuovo, inaugurato nell’aprile 2016 e “attrezzato meglio di quanto si possa in genere trovare in Africa”. Un ospedale con un blocco operatorio funzionante, due ginecologi e un infermiere di anestesia che, spiega suor Maria Grazia, direttore generale dell’ospedale, “non negano le cure a nessuno: aiuti e donazioni sono ancora fondamentali, nell’attesa che la struttura possa raggiungere l’indipendenza economica”.

Due settimane di lavoro a Gala Gala

Il racconto del team comincia purtroppo con la morte di Sylvie, giovane donna per la cui vita tanto è stato fatto, ma invano: “La riportiamo in stanza, dai suoi cari, la guardiamo spegnersi. Il morale è a terra, la rabbia tanta e la sofferenza dei familiari è lacerante. A cena, tutti insieme riflettiamo su come riuscire a cambiare qualcosa. Il lavoro appare immenso, i mezzi miseri, ma la forza di chi è qui da sempre riesce a riaccendere una speranza. Arriviamo alla conclusione che l’unica soluzione possibile per costruire qualcosa di duraturo è garantire mezzi e formazione costanti, senza avere fretta di raccoglierne i frutti”.

Per questo, nelle due settimane di permanenza in Camerun non sono mancati consigli di tecnica chirurgica, approfondimenti sull’uso del defibrillatore, spiegazioni e presentazioni rivolte al personale locale. Concludono i partecipanti: “È stato un arrivederci tra amici: questo progetto deve andare avanti”.

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