News 6 Mar 2018

Tesi in Tanzania con i malati di HIV

Un mese di indagini nutrizionali e valutazioni metaboliche. Le studentesse Daniela Mucci e Vittoria Russo sono volate fino nel cuore della Tanzania per realizzare la loro tesi in Scienze dell'Alimentazione e della Nutrizione Umana.

Daniela sognava l’Africa fin da bambina. Per questo non ha saputo dire di no quando il docente di Endocrinologia Nicola Napoli, all’inizio del secondo anno del corso di laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana, ha proposto un’esperienza di tesi in questo continente.

Daniela non ha preso l’aereo da sola: è partita con lei anche Vittoria, compagna di corso, grazie al sostegno di Giovanni Mottini, responsabile dei progetti di cooperazione internazionale del nostro Ateneo. Destinazione la Tanzania, dove Daniela Mucci e Vittoria Russo sono rimaste un mese, la scorsa estate, con un duplice obiettivo: un’indagine nutrizionale in pazienti HIV positivi in terapia antiretrovirale e una valutazione negli stessi delle alterazioni del metabolismo glucidico (Vittoria) e dell’assetto lipidico (Daniela).

Un mese di indagini nutrizionali e valutazioni metaboliche

Nella prima fase della ricerca le due studentesse hanno analizzato abitudini e modelli alimentari tradizionali della popolazione locale, rilevando quanto sia frequente il consumo di cibi ricchi di zuccheri e raro quello di carne, pesce, uova, latte e frutta. Successivamente hanno valutato lo stato di salute dei pazienti, rilasciando loro un referto con tutte le indagini eseguite.

Per realizzare la tesi, le due studentesse hanno frequentato il St. Gaspar Referral and Teaching Hospital, fondato e tuttora gestito dalla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue a Itigi, cittadina rurale che si trova perfettamente al centro della Tanzania, in un’area poco sviluppata e circondata da villaggi, a circa 1.300 metri di altitudine.

“Stando sul campo – spiega Vittoria – s’impara tanto. Davamo ai pazienti consigli nutrizionali, partendo dai cibi che coltivavano. E in certi casi il nostro aiuto poteva essere fondamentale: alcuni di loro non conoscevano nemmeno le modalità di cottura più adeguate”.

“L’impatto con i pazienti – ricorda Daniela – inizialmente è stato forte. Mi ha stupito la loro disponibilità e collaborazione. Col tempo ho cominciato a guardare i pazienti negli occhi, mi sono abituata al loro modo di parlare e di rapportarsi con noi. A un certo punto mi sono sentita così integrata che ho cominciato perfino a contare come loro e usare termini nella loro lingua locale”.

Conclude Daniela: “Mi ha reso felice collaborare ogni giorno anche nelle piccole cose. Ora il mio desiderio è tornare lì e trovare il modo di rendermi utile attraverso il mio lavoro”.

Aggiunge Vittoria: “Mi sono laureata a ottobre, adesso mi piacerebbe lavorare proprio nel campo della cooperazione internazionale. Prima del viaggio pensavo avrei lavorato in ambito clinico. Questo ancora mi interessa, ma l’esperienza africana mi ha aperto anche un altro mondo”.

Resta in contatto